Enna & Piazza Armerina

Enna & l'entroterra

Nel vasto e montuoso interno della Sicilia, impoverito dall’emigrazione di massa, si può veramente cominciare a uscire dai sentieri turistici più battuti. A parte tre o quattro città degne di questo nome, praticamente raggruppate nel centro dell’isola, ci sono chilometri e chilometri di colline verdi e lussureggianti in inverno e primavera, gialle bruciate dal sole durante i lunghi mesi estivi. I campi di grano sono una caratteristica del paesaggio siciliano sin dai tempi dei greci, ma le colline ondulate sono prevalentemente silenziose e vuote, punteggiate solo da qualche abitato moribondo abbarbicato su alture facili da difendere. Anche solo attraverso l’autostrada Catania-Palermo si percepisce la Sicilia rurale. Comunque sia, è l’entroterra che offe scorci affascinanti di autentica vita rurale, scomparsa quasi ovunque nel resto della Sicilia. Ciò non vale solo per la campagna, ma anche per la città, e forse si manifesta più intensamente durante le feste religiose, come la Pasqua. In effetti, uno dei momenti più suggestivi per visitare la zona è la Settimana Santa, che vede processioni in costume a Caltagirone, Troina, Caltanissetta e a Enna, la più sorprendente tra tutte.

Simbolo dell’interno, Enna è una ventosa città di montagna facilmente raggiungibile da Catania e da Palermo. E’ un luogo antico, con un castello imponente e panorami suggestivi. L’autostrada è veloce e comoda, ma se volete avere un’idea della vita in questi luoghi, percorrete le strade secondarie e prendetevi il tempo di attraversare i paesini di montagna abbarbicati sulle pendici dei Nebrodi e delle Madonie. Il villaggio in questi luoghi fuori dai soliti itinerari turistici, consiste più nello stare seduti in un caffè a guardare la vita di provincia che scorre che visitare monumenti. La città più grande all’interno, Caltanissetta, è anche la più deludente, essendo in gran parte moderna e priva di fascino. Tuttavia, è la porta d’accesso alla costa sud e al profondo ovest. L’entroterra meridionale vanta inaspettati siti storici, fra cui i fantastici, vividi mosaici romani barocca Villa Romana del Casale, situata nella gradevole periferia della città barocca di Piazza Armerina, dove potreste pernottare per visitare i vicini scavi di Morgantina, e la meravigliosa, e in gran parte ancora da scoprire, la collezione custodia nel Museo Archeologico di Aidone.

Enna

Dall’alto di un crinale sporgente a forma di V a 911 m di latitudine (è il capoluogo di provincia più alto d’Italia), ENNA domina le alture circostanti della Sicilia centrale. Questa città ha sempre avuto una sola funzione: Livio la definì “inespugnabile” e, per ovvie ragioni strategiche, Enna costituì una calamita per una serie di eserciti nemici, che a turno la assediarono e la fortificarono. Gli arabi, per esempio, impiegarono vent’annoi per conquistarla, e alla fine, nell’859, ci riuscirono solo penetrandovi attraverso le fognature. La via d’accesso a questa roccaforte è tuttora formidabile, con la strada che s’inerpica uscendo dalla valle avvolgendosi alla roccia fino alla vetta e al centro abitato. Enna in fondo è rimasta una città medievale, come potrete notare perlustrando le intricate, fitte e pittoresche strade della parte vecchia, dove alcune aperture rivelano viste vertiginose sulle valli sottostanti. La maggior parte delle chiese di Enna – anche quelle in uso – ha facciate spaccate con erbacce che crescono in luoghi improbabili, ma ce ne sono alcune che catturano lo sguardo, come la trecentesca San Giovanni (dietro la molto più grande San Giuseppe, in piazza Coppola), che presenta una facciata gotico-catalana e una torre coronata da una cupoletta. Detto questo, a parte il castello e i panorami, non c’è nulla che giustifichi più di un pernottamento. In effetti, l’atmosfera autentica e caratteristica di questa città montana merita di essere respirata almeno una notte, dato che le serate estive ennesi sono fra le più piacevoli della Sicilia, poiché offrono la possibilità di guardare il tramonto da alcuni panoramici più alti e suggestivi immaginabili. Se ci venite d’inverno aspettatevi di trovare la neve e un forte vento che spazza le strade, mente i bianchi pendii sottostanti si fondono con i pallidi edifici in pietra.

Da non perdere

Lago di Pergusa

Il Lago di Pergusa è il luogo del ratto di Persefone da parte di Ade, dio greco dell’oltretomba, che la conduce a forza negli inferi. Si narra che Persefone, circondata da ninfe, stesse raccogliendo fiori sulle rive del lago quando Ade, emerso da una voragine subacquea, la portò via. Demetra cercò invano la figlia, e il suo dolore per la perdita di Persefone impedì al grano di crescere. Per risolvere la questione, Zeus stabilì che Persefone avrebbe trascorso metà dell’anno come regina degli inferi, e avrebbe vissuto gli altri sei mesi in Sicilia con la madre come una delle dee dell’isola. In segno di gratitudine, Demetra, dea delle messi e dell’agricoltura, fece crescere nuovamente il grano, un simbolo potente in una terra tradizionalmente fertile. Stranamente, nel mito originale, i mesi estivi quelli in cui Persefone è negli inferi e non in quelli invernali, come nelle versioni nordeuropee. Oggi giorno la strada per Pergusa è stracolma di residence, alberghi e strutture turistiche, mentre il lago è circondato da un autodromo. E’ difficile, nonostante le piacevoli rive boscose oltre l’acqua, immaginare un posto meno romantico. Il diario di Mary Taylor Simeti, On Persephone’s Island, etichetta il Lago di Pergusa come “un brillante esempio ei migliori sforzi dei siciliani nel rovinare il proprio paesaggio”.

Non c’è davvero alcuna ragione per visitare il lago alla ricerca dei luoghi del mito, anche se è una possibile base d’appoggio nei pressi di Enna, soprattutto se volete darvi alla lettura presso La Casa del Poeta in Contrada da Parasporino, a un chilometro dal Lago di Pergusa, una villa ottocentesca, dove siete invitati a immergervi nella lettura in biblioteca o a scrivere nella “sala della scrittura”.

Castello di Lombardia

Nonostante le numerose guerre che nel corso dei secoli hanno coinvolto la città, la maggior parte dei monumenti di Enna è medievale e in ottimo stato, fra questi spicca il duecentesco Castello di Lombardia, eretto da Federico II, il quale, secondo alcuni fonti, vi trascorreva l’estate. Le mura racchiudono un’area enorme suddivisa in vari cortili, mentre le sei torri superstiti (dalle 20 originarie) sono ottimi punti d’osservazione e la più elevata, la Torre Pisana, offre dalla sommità un panorama magnifico e famoso in tutte le direzioni: su Enna stessa, sulla campagna aspra e, se siete fortunati, sull’Etna.

Rocca di Cerere

Il viale che gira intorno al castello sale fino alla Rocca di Cerere, un affioramento esposto sul quale si trovano le fondamenta di un tempio eretto da Gelone nel 480 a.C. Enna era il centro del culto greco di Demetra, la dea della fertilità (a cui corrispondeva la divinità romana Cerere, di qui il nome della rocca), e si racconta che il più famoso dei miti associati alla dea – il ratto della figlia Persefone da parte di Ade – abbia avuto luogo a due chilometri da qui, presso il Lago di Pergusa.

Il Duomo

Il Duomo di Enna, risalente in parte al 1307, ma da allora ricostruito più volte, si affaccia su una piazzetta ombrosa. Dall’esterno, non sembra un granché, ma le superfici dello spazioso interno cinquecentesco sono interamente ricoperte da ricche decorazioni. Date uno sguardo da vicino alle imponenti colonne di basalto nero le cui basi sono scolpite con mani umane e corpi di serpente.

Piazza Vittorio Emanuele

La parte occidentale di via Roma è caratterizzata da piazza Vittorio Emanuele, una piazza rettangolare in pendenza, punto focale della passeggiata serale. Da qui, un a strada che corre sul lungo l’orlo del dirupo si affaccia sul paesino color ruggine di Calascibetta, al di là della valle. Il dritto, alto muro della chiesa di San Francesco, che fiancheggia la piazza, ha una massiccia torre cinquecentesca, già parte del sistema di torri di guardia della città vecchia che collegava il castello con tutte le chiese di Enna.

Torre di Federico II

Torre di guardia a pianta ottagonale, alta 24 metri, la Torre di Federico II è collegata al castello da un passaggio sotterraneo oggi chiuso. Costruita nel XIII secolo da Federico II, si trova in mezzo al Giardino Pubblico, nella parte moderna a sud della città. Si può salire fino alla cima della torre per vedere lo splendido panorama.

Calascibetta

La cittadina che si vede dalle terrazze di Enna, su una collina più in basso a nord, dall’altra parte della valle, è Calascibetta, e dà un’idea di come sarebbe Enna senza le sue torri. Un tempo città saracena, fu fortificata dal conte Ruggero nel suo tentativo, riuscito, di conquistare la città nel 1087, e le strade intricate sembrano direttamente di quell’epoca. Gli edifici rosso pietra, a picco sul lato orientale, salgono in cima fino alla Chiesa Madre, oggi restaurata.

Piazza Armerina

PIAZZA ARMERINA, situata fra colline coperte da fitti boschi, è una bella cittadina tranquilla dall’aspetto principalmente seicentesco e settecentesco, con un profilo intervallato da torri e abitazioni addossate l’una all’altra sotto la protezione del decrepito castello e della splendida cattedrale. Costruita su tre colline, è un luogo suggestivo, nonostante l’intenso traffico, può essere veramente piacevole andare pigramente a zonzo, e magari pernottare, benché pochi turisti lo facciano, essendo tutti attirati dalla vicina Villa Romana del Casale.

Il nucleo centrale è abbastanza piccolo da poter essere esplorato in una mattinata. I restauri sono cominciati e si sono fermati in piazza del Duomo, per cui il resto della cittadina è un pittoresco guazzabuglio di scalinate acciottolate e sbiadita grandiosità, chiese e palazzi cadenti ma armoniosi, che fiancheggiano strette stradine e vicoletti. Si possono vedere dimore nobiliari piuttosto degradate lungo via Monte, un tempo la strada principale della città medievale, mentre scendendo lungo via Floresta si arriva all’importante castello, fatiscente e chiuso, costruito alla fine del Trecento e circondato da palazzi un tempo fastidiosi ma ora altrettanto decadenti.

Duomo

La vista migliore si gode dalla terrazza di piazza del Duomo, proprio in cima all’abitato, sulla quale si affaccia l’elegante Duomo secentesco che vanta un raffinato interno blu e bianco. Di fronte al campanile che ostenta ornate finestre cieche gotico-catalane, si staglia la semplice facciata settecentesca di Palazzo Trigona, il cui esterno a mattoni è coronato da una targa con un’aquila ad ali spiegate.

Villa Romana del Casale

Costruita su terrazze in una contrada altrimenti praticamente disabitata a cinque chilometri a sud-ovest di Piazza Armerina, la Villa Romana del Casale, riale all’inizio del IV secolo d.C. e rimane in uso fino al XII secolo, quando fu sepolta da uno smottamento che la ricoprì e nascose per 700 anni. Gli scavi compiuti nel 1950 riportarono alla luce una pavimentazione a mosaici policromi unica in tutto il mondo romano per bellezza e dimensioni e la forma orientale dell’edificio, oltre a passerelle che conduco i visitatori nei vari ambienti. Oggi il sito è visitato da un flusso continuo di comitive in pullman, poiché la visita è considerata un’esperienza imperdibile di qualsiasi viaggio in Sicilia. Nei mesi estivi cercate di venirci di mattina presto o nel tardo pomeriggio per evitare il caldo e la ressa. La visita richiede circa un’ora, ma spesso ci sono lavori di restauro, quindi conviene consultare il sito web o chiedere all’ufficio turistico di Piazza Armerina prima di recarsi sul posto.

Il sito

Numerose e contrastanti teorie relative alla funzione della villa, ma la spiegazione più convincente è che fosse una residenza estiva di campagna e un padiglione di caccia, una teoria avvalorata dai molteplici mosaici raffiguranti animali e uccelli, fra cui due specifiche scene venatorie. E’ immediatamente chiaro dall’esterno delle rovine portate alla luce che la villa doveva appartenere a un uomo importante, forse Massimo Erculio, governatore di Roma sotto Diocleziano. Il complesso è costituito da quattro gruppi separati di edifici su livelli differenti sul fianco del colle e collegati fra loro mediante corridoi, porte e cortili. Quasi tutto quello che si vede oggi era occupato dalla famiglia proprietaria, ma le abitazioni degli schiavi e gli ambienti esterni devono ancora essere riportati alla luce. Sono pochi gli esempi così grandiosi risalenti all’età imperiale e ancora meno quelli con decorazioni interne così ricche. I pavimenti di quasi tutta la villa sono infatti ornati di vivaci mosaici di eccezionale fattura, stilisticamente appartenenti alla scuola romano-africana degli inizi del IV secolo, il che spiega l’esoticità di molte delle scene e degli animali raffigurati. Gli splendidi mosaici, ricchi di dettagli, costituiscono inoltre un importante e affascinante documento sui costumi del periodo e sulla vita stessa del padrone della villa, benché l’intera opera sia stata probabilmente completata in circa cinquanta o sessant’anni.

L’edificio principale

L’ingresso monumentale della villa ne illustra l’antico splendore, introducendo, attraverso i resti di arco trionfale con colonne, in un’ampia corte. Oggi però si entra dalle terme adiacenti, una tipica struttura dotata di spogliatoi, sale per unzioni e frizioni e bagni, disposti intorno a un frigidarium ottagonale, con un mosaico centrale raffigurante una scena marina con ninfe, tritoni e piccoli amorini che remano o pescano. Una passerella conduce fuori dalle tempe e dà accesso alla villa vera e propria, sbucando nel cortile centrale, o peristilio rettangolare. Qui venivano accolti gli ospiti, e il vestibolo del cortile contiene un mosaico raffigurante un benvenuto formale da parte di due giovani servi con un ramo d’ulivo. Il portico a colonne corinzie che corre lungo i quattro lati del peristilio è ricoperto da una serie di medaglioni raffiguranti teste di animali, tigri ruggenti, cani ringhianti e unicorni. Dalla balconata si può ammirare una delle scene più vivide della villa: una sfrenata corsa di quadriglie. Dall’angolo in lato a destra, le quadriglie colorate si lanciano nella corsa sorpassandosi e scontrandosi nelle curve, fino a quando si celebra la vittoria della fazione verde. Il mosaico della stanza accanto mostra una famiglia accompagnata dalle ancelle alle terme. I particolari del periodo (calzini, acconciature e vestiti) sono stati fondamentali per risalire alla datazione degli altri mosaici.

I piccoli ambienti intorno al peristilio rivelano quasi soltanto figure geometriche, ma in uno è raffigurata la scena della piccola caccia, un’avventura a episodi che termina con un banchetto nel centro. La Stanza delle palestrite sul alto opposto contiene quella che è forse l’immagine più famosa della villa, le dieci ragazze atletiche che indossano “bikini” romani mentre prendono parte a gare ginniche. Una delle fanciulle, che sfoggia una corona d’alloro e una fronda di palma, è la vincitrice.

La scenda della grande caccia

Il peristilio è separato dagli appartamenti privati e dalle sale pubbliche da un corridoio coperto, che contiene i pavimenti musivi più belli. La grande caccia vede cacciatori armati e muniti di scudi che lottano contro una miriade di animali selvatici, in mare e in terra. Lungo i 60 metri del mosaico, tigri, struzzi, elefanti e persino un rinoceronte (destinati ai giochi di Roma) sono raffigurati in lotto fra loro o mentre vengono intrappolati, legati e ingabbiati. La figura con mantello che supervisiona la scena è forse lo stesso Massimiano. La scena è ambientata in gran parte in Africa – la provincia romana d’Africa affidata a Massimiano nella Tetrarchia imperiale -, mente la foglia d’edera sul costume di uno dei servitori alla sua destra è il simbolo della sua legione personale, gli erculiani.

Morgantina & Aidone

Le straordinarie rovine della città greca di Morgantina, che raggiunse l’apice nel IV secolo a. C., giacciono a 15 km a nord-est di Piazza Armerina. Il sito è poco conosciuto, il che è un peccato, ma questo ne fa un posto molto più tranquillo e suggestivo della Villa del Casale. Sfortunatamente, gli autobus che partono tutti i giorni da piazza Senatore Marescalchi di Piazza Armerina arrivano soltanto al grandioso paese di Aidone (sede del museo di Morgantina), da dove il sito dista altri cinque chilometri.

Museo Archeologico

Con la sua tranquilla piazza centrale e l’atmosfera rilassata, AIDONE è un piccolo, antico e pittoresco centro. In paese ci sono un paio di bar e una vecchia chiesa sgretolata, ma il vero motivo di una visita è il Museo Archeologico. Ospitato in un ex convento dei cappuccini in largo Torres Trupia, è un preliminare indispensabile per visitare poi il sito di Morgantina. Il museo raccoglie tutti i reperti e i frammenti della città antica: ceramiche, statuette, busti, monete, candelieri e manufatti domestici, mentre foto aeree e planimetrie forniscono un’idea chiara della disposizione del sito. Da non perdere, tuttavia, sono gli oggetti di recente restaurati ala Sicilia dall’America, dopo anni di battaglie legali: la squisita Venere di Morgantina; i cosiddetti argenti di Eupolemo, quindi pezzi di vasellame risalente al III secolo a.C.; e gli Acroliti di Demetra e Persefone, le teste, mani e piedi di statue della dea Demetra, del VI secolo a.C., e di sua figlia Persefone, o Kore.

Morgantina

Il sito di Morgantina, cinque chilometri a nord-est di Aidone, al termine di un lungo viottolo acciottolato, si estende sui silenziosi declivi di due colline con una splendida vista sulla vallata sottostante. Sotto la collina orientale c’è un parcheggio, mentre l’ingresso principale e la biglietteria distano altri 500 metri.

Dopo essere stata abbandonata nel 211 a. C., la città rimase sepolta e dimenticata per quasi duemila anni, e persino dopo la scoperta del sito fu possibile identificarla come Morgantina solo nel 1957. A tutt’oggi, soltanto una frazione della città è stata dissotterrata, ma i reperti hanno fatto luce sulla popolazione pre-ellenica dei siculi, stanziatosi nel centro dell’isola nel IX secolo a.C. Nel VI secolo a.C. ai siculi si aggiunsero i greci calcidesi, e le due popolazioni convissero qui in armonia fino a quando la città non divenne il centro di una rivolta guidata dal condottiero siculo Ducezio, che la distrusse alla fine del V secolo a.C. Rapidamente costruita secondo una planimetria a griglia con murar e torri difensive, Morgantina fiorì e raggiunse l’apogeo nel IV e III secolo a.C. sotto al protezione di Siracusa, ed è a quel periodo che risalgono molti degli edifici portati alla luce. Circa duecento anni dopo, la città cominciò a decadere e poco dopo venne abbandonata.
Dall’ingresso principale, un sentiero sulla sinistra conduce alle rovine più interessanti di Morgantina, quelle dell’agorà, la piazza principale, circondata su tre lati da una scalinata i cui gradini erano utilizzati come sedili nelle assemblee pubbliche. Il piccolo teatro alla sua destra fu edificato nel III secolo a.C. e ricostruito in epoca romana. In estate talvolta vi si tengono rappresentazioni di opere greche e moderne; controllate presso gli uffici turistici di Enna o Piazza Armerina.

Il santuario e la Grande Fornace

Altri edifici comprendono un santuario del IV secolo a.C. dedicato a Demetra e Kore, mentre a livello del suolo, dietro l’agorà, ci sono un granaio e il Macellum romano, oltre i quali si estende la Stoa Est, lunga 100 metri. La grande fornace è uno dei forni più antichi più grandi mai dissotterrati e probabilmente produceva tegole e giare. Salendo sulla collina si vedono i resti di un quartiere residenziale con alcune abitazioni signorili elleniche ornate di pavimentazioni musive. Una di queste, la cosiddetta “casa di Ganimede”, contiene un mosaico raffigurante il ratto del giovane Ganimede, che viene trasportato a forza sull’Olimpo dall’aquila di Giove per diventare il coppiere degli dèi.

Il colle occidentale

Nonostante la calura estiva possa essere un deterrente, il sito offre molto altro da visitare. Un sentiero conduce agli scavi sul colle occidentale dall’altro lato del sito che, per quanto meno notevoli, svelano altre rovine di abitazioni, strade e mura di un secondo quartiere residenziale della città antica. Negli ultimi anni sono stati portati alla luce i resti di un secondo tempio, di una fonte e di un acquedotto.


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