Simbolo
dell’interno, Enna è una ventosa città di montagna facilmente
raggiungibile da Catania e da Palermo. E’ un luogo antico, con un castello
imponente e panorami suggestivi. L’autostrada è veloce e comoda, ma se volete
avere un’idea della vita in questi luoghi, percorrete le strade secondarie e
prendetevi il tempo di attraversare i paesini di montagna abbarbicati sulle
pendici dei Nebrodi e delle Madonie. Il villaggio in questi luoghi fuori dai
soliti itinerari turistici, consiste più nello stare seduti in un caffè a
guardare la vita di provincia che scorre che visitare monumenti. La città più
grande all’interno, Caltanissetta, è anche la più deludente, essendo in
gran parte moderna e priva di fascino. Tuttavia, è la porta d’accesso alla
costa sud e al profondo ovest. L’entroterra meridionale vanta inaspettati siti
storici, fra cui i fantastici, vividi mosaici romani barocca Villa Romana
del Casale, situata nella gradevole periferia della città barocca di Piazza
Armerina, dove potreste pernottare per visitare i vicini scavi di Morgantina,
e la meravigliosa, e in gran parte ancora da scoprire, la collezione custodia
nel Museo Archeologico di Aidone.
Lago di Pergusa
Il Lago di Pergusa è il luogo del ratto di Persefone da parte di Ade, dio greco dell’oltretomba, che la conduce a forza negli inferi. Si narra che Persefone, circondata da ninfe, stesse raccogliendo fiori sulle rive del lago quando Ade, emerso da una voragine subacquea, la portò via. Demetra cercò invano la figlia, e il suo dolore per la perdita di Persefone impedì al grano di crescere. Per risolvere la questione, Zeus stabilì che Persefone avrebbe trascorso metà dell’anno come regina degli inferi, e avrebbe vissuto gli altri sei mesi in Sicilia con la madre come una delle dee dell’isola. In segno di gratitudine, Demetra, dea delle messi e dell’agricoltura, fece crescere nuovamente il grano, un simbolo potente in una terra tradizionalmente fertile. Stranamente, nel mito originale, i mesi estivi quelli in cui Persefone è negli inferi e non in quelli invernali, come nelle versioni nordeuropee. Oggi giorno la strada per Pergusa è stracolma di residence, alberghi e strutture turistiche, mentre il lago è circondato da un autodromo. E’ difficile, nonostante le piacevoli rive boscose oltre l’acqua, immaginare un posto meno romantico. Il diario di Mary Taylor Simeti, On Persephone’s Island, etichetta il Lago di Pergusa come “un brillante esempio ei migliori sforzi dei siciliani nel rovinare il proprio paesaggio”.
Non c’è davvero alcuna ragione per visitare il lago alla ricerca dei luoghi del mito, anche se è una possibile base d’appoggio nei pressi di Enna, soprattutto se volete darvi alla lettura presso La Casa del Poeta in Contrada da Parasporino, a un chilometro dal Lago di Pergusa, una villa ottocentesca, dove siete invitati a immergervi nella lettura in biblioteca o a scrivere nella “sala della scrittura”.
Castello di Lombardia
Nonostante
le numerose guerre che nel corso dei secoli hanno coinvolto la città, la
maggior parte dei monumenti di Enna è medievale e in ottimo stato, fra questi
spicca il duecentesco Castello di Lombardia, eretto da Federico
II, il quale, secondo alcuni fonti, vi trascorreva l’estate. Le mura
racchiudono un’area enorme suddivisa in vari cortili, mentre le sei torri
superstiti (dalle 20 originarie) sono ottimi punti d’osservazione e la più
elevata, la Torre Pisana, offre dalla sommità un panorama magnifico e
famoso in tutte le direzioni: su Enna stessa, sulla campagna aspra e, se siete
fortunati, sull’Etna.
Rocca di Cerere
Il
viale che gira intorno al castello sale fino alla Rocca di Cerere, un
affioramento esposto sul quale si trovano le fondamenta di un tempio eretto da
Gelone nel 480 a.C. Enna era il centro del culto greco di Demetra, la
dea della fertilità (a cui corrispondeva la divinità romana Cerere, di qui il
nome della rocca), e si racconta che il più famoso dei miti associati alla dea
– il ratto della figlia Persefone da parte di Ade – abbia avuto luogo a due
chilometri da qui, presso il Lago di Pergusa.
Il Duomo
Il Duomo
di Enna, risalente in parte al 1307, ma da allora ricostruito più volte, si
affaccia su una piazzetta ombrosa. Dall’esterno, non sembra un granché, ma le
superfici dello spazioso interno cinquecentesco sono interamente ricoperte da
ricche decorazioni. Date uno sguardo da vicino alle imponenti colonne di
basalto nero le cui basi sono scolpite con mani umane e corpi di serpente.
Piazza Vittorio Emanuele
La
parte occidentale di via Roma è caratterizzata da piazza Vittorio Emanuele,
una piazza rettangolare in pendenza, punto focale della passeggiata serale. Da
qui, un a strada che corre sul lungo l’orlo del dirupo si affaccia sul paesino
color ruggine di Calascibetta, al di là della valle. Il dritto, alto muro della
chiesa di San Francesco, che fiancheggia la piazza, ha una massiccia
torre cinquecentesca, già parte del sistema di torri di guardia della città
vecchia che collegava il castello con tutte le chiese di Enna.
Torre di Federico II
Torre
di guardia a pianta ottagonale, alta 24 metri, la Torre di Federico II è
collegata al castello da un passaggio sotterraneo oggi chiuso. Costruita nel
XIII secolo da Federico II, si trova in mezzo al Giardino Pubblico,
nella parte moderna a sud della città. Si può salire fino alla cima della torre
per vedere lo splendido panorama.
PIAZZA ARMERINA, situata fra colline coperte da fitti boschi, è una bella cittadina tranquilla dall’aspetto principalmente seicentesco e settecentesco, con un profilo intervallato da torri e abitazioni addossate l’una all’altra sotto la protezione del decrepito castello e della splendida cattedrale. Costruita su tre colline, è un luogo suggestivo, nonostante l’intenso traffico, può essere veramente piacevole andare pigramente a zonzo, e magari pernottare, benché pochi turisti lo facciano, essendo tutti attirati dalla vicina Villa Romana del Casale.
Il nucleo centrale è abbastanza piccolo da poter essere esplorato in una mattinata. I restauri sono cominciati e si sono fermati in piazza del Duomo, per cui il resto della cittadina è un pittoresco guazzabuglio di scalinate acciottolate e sbiadita grandiosità, chiese e palazzi cadenti ma armoniosi, che fiancheggiano strette stradine e vicoletti. Si possono vedere dimore nobiliari piuttosto degradate lungo via Monte, un tempo la strada principale della città medievale, mentre scendendo lungo via Floresta si arriva all’importante castello, fatiscente e chiuso, costruito alla fine del Trecento e circondato da palazzi un tempo fastidiosi ma ora altrettanto decadenti.Duomo
La
vista migliore si gode dalla terrazza di piazza del Duomo,
proprio in cima all’abitato, sulla quale si affaccia l’elegante Duomo
secentesco che vanta un raffinato interno blu e bianco. Di fronte al campanile
che ostenta ornate finestre cieche gotico-catalane, si staglia la semplice
facciata settecentesca di Palazzo Trigona, il cui esterno a mattoni è
coronato da una targa con un’aquila ad ali spiegate.
Il sito
L’edificio principale
L’ingresso monumentale della villa ne illustra l’antico splendore, introducendo, attraverso i resti di arco trionfale con colonne, in un’ampia corte. Oggi però si entra dalle terme adiacenti, una tipica struttura dotata di spogliatoi, sale per unzioni e frizioni e bagni, disposti intorno a un frigidarium ottagonale, con un mosaico centrale raffigurante una scena marina con ninfe, tritoni e piccoli amorini che remano o pescano. Una passerella conduce fuori dalle tempe e dà accesso alla villa vera e propria, sbucando nel cortile centrale, o peristilio rettangolare. Qui venivano accolti gli ospiti, e il vestibolo del cortile contiene un mosaico raffigurante un benvenuto formale da parte di due giovani servi con un ramo d’ulivo. Il portico a colonne corinzie che corre lungo i quattro lati del peristilio è ricoperto da una serie di medaglioni raffiguranti teste di animali, tigri ruggenti, cani ringhianti e unicorni. Dalla balconata si può ammirare una delle scene più vivide della villa: una sfrenata corsa di quadriglie. Dall’angolo in lato a destra, le quadriglie colorate si lanciano nella corsa sorpassandosi e scontrandosi nelle curve, fino a quando si celebra la vittoria della fazione verde. Il mosaico della stanza accanto mostra una famiglia accompagnata dalle ancelle alle terme. I particolari del periodo (calzini, acconciature e vestiti) sono stati fondamentali per risalire alla datazione degli altri mosaici.
I piccoli ambienti intorno al peristilio rivelano quasi soltanto figure geometriche, ma in uno è raffigurata la scena della piccola caccia, un’avventura a episodi che termina con un banchetto nel centro. La Stanza delle palestrite sul alto opposto contiene quella che è forse l’immagine più famosa della villa, le dieci ragazze atletiche che indossano “bikini” romani mentre prendono parte a gare ginniche. Una delle fanciulle, che sfoggia una corona d’alloro e una fronda di palma, è la vincitrice.
La scenda della grande caccia
Il
peristilio è separato dagli appartamenti privati e dalle sale pubbliche da un
corridoio coperto, che contiene i pavimenti musivi più belli. La grande
caccia vede cacciatori armati e muniti di scudi che lottano contro una
miriade di animali selvatici, in mare e in terra. Lungo i 60 metri del mosaico,
tigri, struzzi, elefanti e persino un rinoceronte (destinati ai giochi di Roma)
sono raffigurati in lotto fra loro o mentre vengono intrappolati, legati e
ingabbiati. La figura con mantello che
supervisiona la scena è forse lo stesso Massimiano. La scena è ambientata in
gran parte in Africa – la provincia romana d’Africa affidata a Massimiano nella
Tetrarchia imperiale -, mente la foglia d’edera sul costume di uno dei
servitori alla sua destra è il simbolo della sua legione personale, gli
erculiani.
Le straordinarie rovine della città greca di Morgantina, che raggiunse l’apice nel IV secolo a. C., giacciono a 15 km a nord-est di Piazza Armerina. Il sito è poco conosciuto, il che è un peccato, ma questo ne fa un posto molto più tranquillo e suggestivo della Villa del Casale. Sfortunatamente, gli autobus che partono tutti i giorni da piazza Senatore Marescalchi di Piazza Armerina arrivano soltanto al grandioso paese di Aidone (sede del museo di Morgantina), da dove il sito dista altri cinque chilometri.
Museo Archeologico
Con la
sua tranquilla piazza centrale e l’atmosfera rilassata, AIDONE è un
piccolo, antico e pittoresco centro. In paese ci sono un paio di bar e una
vecchia chiesa sgretolata, ma il vero motivo di una visita è il Museo Archeologico.
Ospitato in un ex convento dei cappuccini in largo Torres Trupia, è un
preliminare indispensabile per visitare poi il sito di Morgantina. Il
museo raccoglie tutti i reperti e i frammenti della città antica: ceramiche,
statuette, busti, monete, candelieri e manufatti domestici, mentre foto aeree e
planimetrie forniscono un’idea chiara della disposizione del sito. Da non
perdere, tuttavia, sono gli oggetti di recente restaurati ala Sicilia
dall’America, dopo anni di battaglie legali: la squisita Venere di Morgantina;
i cosiddetti argenti di Eupolemo, quindi pezzi di vasellame risalente al
III secolo a.C.; e gli Acroliti di Demetra e Persefone, le teste, mani e piedi
di statue della dea Demetra, del VI secolo a.C., e di sua figlia
Persefone, o Kore.
Il sito di Morgantina, cinque chilometri a nord-est di Aidone, al termine di un lungo viottolo acciottolato, si estende sui silenziosi declivi di due colline con una splendida vista sulla vallata sottostante. Sotto la collina orientale c’è un parcheggio, mentre l’ingresso principale e la biglietteria distano altri 500 metri.
Dopo essere stata abbandonata nel 211 a. C., la città
rimase sepolta e dimenticata per quasi duemila anni, e persino dopo la scoperta
del sito fu possibile identificarla come Morgantina solo nel 1957. A tutt’oggi,
soltanto una frazione della città è stata dissotterrata, ma i reperti hanno
fatto luce sulla popolazione pre-ellenica dei siculi, stanziatosi nel centro
dell’isola nel IX secolo a.C. Nel VI secolo a.C. ai siculi si aggiunsero i
greci calcidesi, e le due popolazioni convissero qui in armonia fino a quando
la città non divenne il centro di una rivolta guidata dal condottiero siculo
Ducezio, che la distrusse alla fine del V secolo a.C. Rapidamente costruita
secondo una planimetria a griglia con murar e torri difensive, Morgantina fiorì
e raggiunse l’apogeo nel IV e III secolo a.C. sotto al protezione di Siracusa,
ed è a quel periodo che risalgono molti degli edifici portati alla luce. Circa
duecento anni dopo, la città cominciò a decadere e poco dopo venne abbandonata.
Dall’ingresso
principale, un sentiero sulla sinistra conduce alle rovine più interessanti di
Morgantina, quelle dell’agorà, la piazza principale, circondata su tre
lati da una scalinata i cui gradini erano utilizzati come sedili nelle
assemblee pubbliche. Il piccolo teatro alla sua destra fu edificato nel
III secolo a.C. e ricostruito in epoca romana. In estate talvolta vi si tengono
rappresentazioni di opere greche e moderne; controllate presso gli uffici
turistici di Enna o Piazza Armerina.
Il santuario e la Grande Fornace
Altri
edifici comprendono un santuario del IV secolo a.C. dedicato a Demetra e
Kore, mentre a livello del suolo, dietro l’agorà, ci sono un granaio e il
Macellum romano, oltre i quali si estende la Stoa Est, lunga 100 metri.
La grande fornace è uno dei forni più antichi più grandi mai dissotterrati e
probabilmente produceva tegole e giare. Salendo sulla collina si vedono i resti
di un quartiere residenziale con alcune abitazioni signorili elleniche
ornate di pavimentazioni musive. Una di queste, la cosiddetta “casa di
Ganimede”, contiene un mosaico raffigurante il ratto del giovane Ganimede, che
viene trasportato a forza sull’Olimpo dall’aquila di Giove per diventare il
coppiere degli dèi.
Il colle occidentale
Nonostante la calura estiva possa essere un deterrente, il sito offre molto altro da visitare. Un sentiero conduce agli scavi sul colle occidentale dall’altro lato del sito che, per quanto meno notevoli, svelano altre rovine di abitazioni, strade e mura di un secondo quartiere residenziale della città antica. Negli ultimi anni sono stati portati alla luce i resti di un secondo tempio, di una fonte e di un acquedotto.
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