Etna

Lungo la frastagliata costa vulcanica a nord di Catania una fila di piccoli resort corre verso la piccola città barocca di Acireale, mentre a sud la strada principale per Ragusa ed Enna attraversa la fertile pianura denominata Piana di Catania. Questa regione ricca dal punto di vista agricolo era nota ai Greci come Campi Lestrigoni, dal nome dei mitologici mostri omerici, i Lestrigoni, un popolo di cannibali che divorò diversi membri dell’equipaggio di Ulisse. E’ un viaggio abbastanza bello m il solo punto di interesse è rappresentato dal museo archeologico di Lentini, una delle prime colonie greche a essere fondata in Sicilia.

Indubbiamente l’unica grande attrazione della provincia è il Monte Etna, il vulcano più alto d’Europa, le qui pendici hanno inizio pochi chilometri a nord di Catania. E’ ancora molto attivo e la sua presenza massiccia domina l’intera costa da questo lato, dove ogni cittadina e paesino delle vicinanze è stato costruito almeno in parte con la lava periodicamente eruttata dal vulcano. Una strada e una piccola ferrovia monorotaia, la Ferrovia Circumetnea, circumnavigano le sue pendici inferiori, passando attraverso una seri di ardite cittadine come Randazzo, situata quasi follemente all’ombra del vulcano e circondata da cumuli di roccia nera. Allo stesso tempo i paesi più alti e le stazioni sciistiche come Nicolosi e il Rifugio Sapienza sono la base per visite guidate e salire ai crateri sommitali. Se siete legati ai mezzi pubblici dovrete raggiungere l’Etna partendo da Catania, se invece siete in macchina potrete usare come base una città o un villaggio più caratteristico spostandovi più a nord.

I villaggi sul mare di Catania

Le spiagge sabbiose principali si trovano a sud di Catania, nell’ampio Golfo di Catania, ma la zona turistica più popolare si trova sulla costa a nord della città. I fiumi di lava dell’Etna hanno raggiunto il mare molte volte nel corso dei secoli, trasformando la linea costiera in un attraente miscuglio di rocce nere contorte e piccole baie, ottime per nuotare. Di conseguenza, ciò che una volta era una serie di piccoli villaggi di pescatori è ora una striscia di hotel piuttosto grandi, lidi e ristoranti, inattivi in inverno ma brulicanti di turisti in estate. Per inciso, il prefisso “Aci ” assegnato a diversi insediamenti della zona deriva dal fiume locale Aci, che si dice fosse formato in seguito alla morte del pastore Aci ucciso dal gigante con un occhio solo, Polifemo, geloso che la ninfa Galatea si fosse innamorato del pastore. Secondo Ovidio la ninfa, sconvolta dal dolore, trasformò il sangue di Aci nel fiume (oggi, purtroppo, non più identificabile). La prima fermata dei treni che si dirigono verso nord seguono la costa, OGNINA, è un piccolo sobborgo alla periferia settentrionale di Catania, costruito su rocce di lava formatesi nel XV secolo. Qui si trovano alcuni ristoranti che si affacciano sul piccolo porto, oltre a un campeggio. Continuando a risalire la costa trovate ACI CASTELLO, a nove chilometri da Catania, un luogo incantevole, con il suo castello che svetta alto sul mare da uno spuntone di roccia vulcanica. Base del ribelle Ruggiero di Lauria nel 1297, è molto ben conservata, nonostante le numerose eruzioni che l’hanno minacciata e la distruzione operata da Federico II di Aragona, che riuscì a sottrarre il castello a Ruggiero esigendo una torre d’assedio mobile in legno. La costa frastagliata a nord è nota agli amanti della tintarella e dei bagni, e in estate viene posta una passerella sopra le rocce di lava.

Potete camminare un paio di chilometri a nord lungo la costa frastagliata da Aci Castello a ACI TREZZA, il villaggio di pescatori che fa da cornice a I Malavoglia, il capolavoro di Giovanni Verga. E’ un luogo piacevole, con bar, gelaterie e ristoranti di pesce sul lungomare.
ACI CASTELLO
ACI TREZZA

Gli Scogli dei Ciclopi

Aci Castello segna l’inizio della cosiddetta Riviera dei Ciclopi, che prende il nome dal punto in cui emergono dal mare gli Scogli dei Ciclopi, non lontano dalla città. Omero scrisse che Polifemo accecato scagliò queste rocce contro Ulisse mentre quest’ultimo e i suoi uomini scappavano nascosti sotto le coperte che appartenevano al loro carceriere. Il più grande dei tre isolotti frastagliati, noti anche come faraglioni, è alto 60 metri.

Scogli dei Ciclopi
Il Faraglione è alto 60 metri

L'Etna

Uno dei vulcani più grandi al mondo, l’Etna (3323m) domina gran parte del paesaggio della Sicilia orientale, con la sua cima fumosa sempre visibile a chi viaggia in questa zona. Il cratere principale sta diventando sempre più esplosivo e pericoloso, e ha dato luogo a eruzioni spettacolari nel 2001 e 2002 di gran lunga più clamorose di quelle del decennio precedente. Nonostante il rischio, il vulcano resta un’attrazione notevole, anche se l’imprevedibilità delle eruzioni implica che spesso sia impossibile avvicinarsi al cratere principale.

I greci e i romani ritenevano l’Etna uno dei luoghi adibiti a fucina dal dio Efesto/Vulcano (dio del fuoco), descrizione perfetta del cratere principale, con i suoi lapilli e scintille. Il filosofo Empedocle studiò il vulcano da vicino, stabilendosi in un osservatorio nei pressi della cima. Quest’esperienza terrificante fu portata a teatro da Matthew Arnold nel suo Empedocles on Etna. Certamente tutto ciò fece vacillare la mente di Empedocle, che nel 443 a.C. si buttò nel cratere nel tentativo di dimostrare che i gas emessi dal vulcano avrebbero sostenuto la massa del suo corpo. Ma si sbagliava.

Le zone più alte dell’Etna ricordano un paesaggio lunare, il colore della terra sotto i piedi si alterna fra nero, grigio o rosso a seconda dell’età della lava. Il materiale più recente depositato in grosse falde; più in basso, i tetti rossi e i campi verdi nelle colline sottostanti si allungano fino al mare. Non correrete alcun pericolo, purché restiate entro i limiti di sicurezza previsti. L’ascensione al vulcano è possibile solo tra maggio e ottobre, poiché il resto dell’anno è sepolto dalla neve. Per ovvie ragioni, l’accesso alle zone più alte dell’Etna, intorno ai crateri, è strettamente controllato: l’attività del vulcano e le condizioni meteorologiche determinano fino a quale punto ci si può spingere.

Indipendentemente dal pericolo dell’anno in cui visitare il luogo e dalle condizioni meteorologiche, portate con voi un maglione, scarpe adatte e occhiali da sole per proteggere gli occhi dalla sabbia. Potete noleggiare scarponcini e giacche a vento per pochi euro presso la stazione della funivia Etna Sud. In cima al monte il cibo scarseggia ed è anche molto caro, quindi è consigliabile portarsi il pranzo a sacco.

Le salite sull'Etna

Le pendici inferiori dell’Etna sono circondate da un anello di paesini, tra cui le stazioni sciistiche di Linguaglossa e Nicolosi, dove si trova la maggior parte degli alloggi, dei ristoranti e dei servizi turistici. Le due salite alla cima sono possibili da nord o da sud. Il panorama migliore si gode dal lato “Etna nord”; se siete con mezzi propri vi consigliamo caldamente la strada che sale da Linguaglossa a Piano Provenzana, quindi al Rifugio Cutelli. Tuttavia la strada che prosegue dopo Piano Provenzana è rigidamente crollata in inverno quando c’è la neve, e anche se avete un fuoristrada è possibile che vi impediscano di proseguire e vi consiglino di optare per un giro organizzato con la jeep. Dal lato “Etna sud” dopo Nicolosi, il punto di partenza principale è il Rifugio Sapienza, collegato a Catania da autobus giornalieri.

Se avete poco tempo il modo più facile per vedere il vulcano e salire sulle sue pendici è con un’escursione organizzata. Minibus fuoristrada e giri guidati partono da Piano Provenzana e dal Rifugio Sapienza, anche se molti turisti prenotano semplicemente una gita di un giorno tramite l’hotel o il B&B dove alloggiano per visitare Taormina, Giardini Naxos, Catania e Siracusa. Se avete poco tempo o non potete salire più in alto per le condizioni meteorologiche avverse, dovrete accontentarvi di guardare la cima dell’Etna e l’entroterra dalla Ferrovia Circumetnea.

Piano Provenzana - Versante Linguaglossa
Rifugio Sapienza - Versante Nicolosi

La neve, il ghiaccio e il vescovo

Anche in inverno la neve sul lato meridionale dell’Etna resiste solo in piccoli nevai, in parte sciolta dal calore delle rocce. Al contrario sul lato settentrionale le buche nel terreno sono piene di neve tutto l’anno. Da qui, il ghiaccio veniva tagliato, coperto con la cenere e poi trasportato nel resto dell’isola, sulla terra ferma e persino a Malta, per essere usato come refrigerante: un’esportazione particolare che costituiva la principale fonte di introito per il vescovo di Catania, proprietario della terra fino a un’epoca relativamente recente.

Etna Nord

Se avete un’auto dirigetevi verso LINGUAGLOSSA e attraversate la città seguendo i cartelli marroni fino a Etna Nord. Lungo la strada ci sono diverse aeree per il picnic con barbecue, e l’unico motivo per fermarsi a Linguaglossa è proprio comprare la carne prima di lasciare la città.

La strada che risale la montagna è spettacolare soprattutto in inverno, quando la cima dell’Etna è ricoperta di neve. Mentre viaggiate guardate i grezzi mucchi di lava solidificata ricoperti di lichene che fuoriescono dalla bassa vegetazione.

Dopo il Rifugio Ragabo (1425m), seguite il cartello per Piano Provenzana, i cui hotel e impianti di risalita furono devastati dalla più recente grande eruzione del 2002. Oggi gli scheletri bruciacchiati degli alberi si ergono ancora in mezzo a un ampio fiume di lava solidificata. Tornando alla strada principale, continuate finché non arrivate a una strada laterale con l’indicazione Rifugio Citelli (1750m). In una giornata limpida la vista si estende ai Nebrodi fino a Taormina, e si può scorgere in lontananza il mar Ionio con le alture dell’Aspromonte in Calabria. Il rifugio non sempre è aperto, ma quando è attivo troverete qualcosa da mangiare e le scarpe da trekking per salire al vulcano. La discesa attraversa un paesaggio nero di lava quasi lunare e vi porta di nuovo ai piedi dell’Etna fino a Linguaglossa.

Rifugio Ragabo - Etna Nord
Rifugio Citelli - Etna Nord

Etna Sud

Più urbanizzata e turistica del versante settentrionale, Etna Sud offre l’approccio più semplice al vulcano con i mezzi pubblici, grazie agli autobus che collegano Catania con il Rifugio Sapienza, ai piedi della funivia che sale fino alla cima, in fondo alla strada transitabile che s’inerpica fino al versante meridionale dell’Etna. La salita fino al rifugio offre paesaggi davvero strani: le colline verdi ai piedi del monte cedono il passo a pendici boscose, quindi a nude distese grigio-nerastre di detriti vulcanici, punteggiate di macchie gialle e viola delle robuste piante endemiche della regione (spino santo e violetta dell’Etna), le uniche forme di vegetazione sulle alture del vulcano. I fiumi di lava più recenti si trovano a destra della strada, dove si vedono anche i vecchi crateri spenti, ricoperti di erba in basso, mentre più in alto niente più che macchioline nere.

Rifugio Sapienza - Etna Sud
Piazzale Rifugio Sapienza - Etna Sud

Da non perdere

Nicolosi

Il minuscolo villaggio di NICOLOSI (698m), sfuggito per un pelo all’eruzione del 2002, è una famosa località sciistica invernale e la base più comoda sulle colline pedemontane del lato sud dell’Etna. E’ ben collegato a Catania da un servizio di autobus, e dispone di diversi hotel e buoni ristoranti. Anche in estate la località è piuttosto affollata, in quanto offre diverse possibilità di escursioni nella zona. La migliore di queste è la salita a piedi di circa un’ora fino ai crateri dei Monti Rossi. Formatisi con l’eruzione del 1669, sono i crateri più importanti tra quelli secondari disseminati sulle pendici del vulcano. Circa cinque chilometri a est di Nicolosi, vale la pena di visitare Trecastagni per la sua chiesa principale, la Chiesa Madre, un bell’edificio rinascimentale probabilmente progettato da Antonello Gagini, e per la meravigliosa vista sulla costa dalla posizione elevata. Tuttavia, sarà difficile che veniate qui solo per questi motivi; se viaggiate in auto considerate Trecastagni come un posto in cui fermarvi a prendere un caffè.

Nicolosi

Zafferana Etnea

Il più affascinate dei villaggi sul lato sud orientale dell’Etna, ZAFFERANA ETNEA, è circondato da vigneti e coltivazioni di limoni, ed è famoso per il miele, il cui profumo aleggia nell’aria. Alcune zone periferiche furono danneggiate dalla lava nel 1992, quando il villaggio divenne il fulcro operativo dello sforzo per arginare il flusso proveniente dal vulcano. Tuttavia il centro è rimasto illeso e conserva il suo aspetto settecentesco nei palazzi e nelle chiese, pertanto risulta piacevole fermarsi per bere un caffè al bar all’angolo dell’elegante piazza centrale. La precedente eruzione che minacciò Zafferana ebbe luogo nel 1792, e secondo la tradizione locale in quell’occasione fu fermata dell’intervento di Nostra Signora della Divina Providenza, il cui nome fu di nuovo invocato dagli abitanti devoti durante le ultime eruzioni vulcaniche.

Zafferana ha ottenuto la reputazione di località turistica collinare di basso profilo; la popolazione di circa 7.000 persone praticamente raddoppia nei weekend e durante le vacanze con l’arrivo dei turisti. Certamente vi sono alcune belle escursioni da fare tra le verdi colline alle spalle del villaggio, e se volete restare più a lungo c’è una buona scelta di hotel, situati tutti a nord del centro. Da Zafferana Etnea parte una strada che conduce direttamente in montagna al Rifugio Sapienza, in circa 45 minuti d’auto, mentre una strada più in basso conduce 15 km a nord, superante le varie colate di lava antiche del 1852, 1950 e, vicino a Fornazzo, del 1979 fino a Linguaglossa.

Zafferana Etnea - Centro Storico
Zafferana Etnea - famosa per il miele

Milo

Circa cinque chilometri a nord di Zafferana, Milo offre una vista spettacolare dalla Valle del Bove. Le mappe indicano una strada che da Milo sale a nord-ovest, verso il vulcano, fino al Rifugio Citelli e scende a Linguaglossa, ma frequenti frane spesso rendono questo sentiero impraticabile. Tuttavia potete percorrere una parte di questa strada per avere una vista incantevole della cima del vulcano e della costa sottostante.

Milo
Milo - Lucio Dalla e Franco Battiato

Randazzo

Grandi fiumi di detriti vulcanici ingombrano le pendici tutt’intorno a RANDAZZO, la città più vicina alla cima dell’Etna, appena a 15 km in linea d’aria. Attraverso i detriti neri si scorgono ogni tanto i muretti che prima appartenevano a frutteti o vigneti. Nonostante la pericola prossimità, la città non è mai stata sommersa dalla lava, anche se un’eruzione del 1981 si avvicinò minacciosamente. Randazzo tuttavia non è rimasta completamente indenne da distruzioni: essendo uno dei principali avamposti delle forze tedesche durante la difesa della Sicilia nel 1943, la città fu pesantemente bombardata e la maggior parte delle chiese e dei palazzi costruiti con la lava che si vedono oggi, originariamente risalente all’epoca fiorente dal XIII al XVI secolo, è il risultato di un meticoloso restauro. Il risultato è un centro storico molto grazioso, visitabile in mezza giornata; Randazzo è anche il luogo migliore per fare una sosta durante il viaggio con la Circumetnea se volete trascorrere una notte lontano dal modo.

In epoca medievale tre chiese si sono passate la palma di cattedrale di Randazzo, come contentino alle tre parrocchie della città i cui abitanti erano di origine greca, latina e longobarda. La più grande, Santa Maria in via Umberto I, è l’attuale detentrice del titolo; si tratta di una struttura austera in stile gotico-catalano con un bel portale intagliato con decorazioni di viti. Risalendo la strada, di fronte a una piazzetta, la torre annerita che costituisce parte delle antiche mura della città è ciò che è rimasto del Castello Svevo di Randazzo, che servì come prigione dal 1500 circa fino al 1973.

Randazzo - Centro Storico
Randazzo - Chiesa Santa Maria

Bronte

Una cittadina alla buona con un nobile passato, BRONTE si trova a mezz’ora di auto in direzione sud-ovest da Randazzo lungo la SS284. Fu fondata da Carlo V nel 1535, e vi sopravvivono molti richiami della sua struttura originale, in particolare nei numerosi campanili con parapetto che sormontano le antiche chiese.

La cittadina diede il suo nome sia al ducato conferito a Nelson sia al trio di romanziere del Yorkshire, le sorelle Bronte, il cui padre, il reverendo Patrick Prunty, nutriva una tale ammirazione per Nelson che cambiò il suo nome in Bronte (aggiungendo una dieresi). Diversamente, l’unico motivo di fama per Bronte è oggi quello di essere il centro principale in Italia per la produzione di pistacchio.

Bronte
Bronte

Castello Nelson

Circa 12 KM a ovest di Randazzo, poco distante dalla SS120, si trova la tenuta concessa a Lord Nelson come parte del suo ducato dal re Ferdinando, in segno di gratitudine per l’aiuto fornito dagli inglesi nella repressione della rivoluzione napoletana del 1799, che aveva costretto la corte dei Borboni a fuggi a Palermo. Anche se Nelson non trovò ma il tempo di visitare la sua proprietà in Sicilia, la sua famiglia, i Bridport, ne detenne il controllo fino al 1978. Circondato da una tenuta boscosa, ora è di proprietà del Comune, ma è ancora conosciuto come Castello Nelson. Il suo nome originale era Maniace, ovvero il nome del convento famoso qui nel 1174 nel luogo dove avvenne la vittoria sugli arabi a opera di Giorgio Maniace. Il terremoto del 1693 distrusse gran parte dell’edificio, ma superate le mura vedrete la cappella restaurata del XIII secolo con le colonne di lava e l’icona bizantina, la cosiddetta Madonna di Maniace. Quanto alla casa, se non fosse per i bellissimi pavimenti piastrellati, restaurati come erano in origine con i colori giallo, rosa e blu, potrebbe anche sembrare una residenza inglese di campagna.

Lo stile e l’arredamento furono scelti da Alexander Hood, uno dei Bridport, che visse in questa casa per sessant’anni fino agli anni Trenta del Novecento. Lo stesso stile inglese è evidente nel curatissimo giardino, dove sono pianate siepi di bosso, magnolie e palme.

Sull’altro lato del fiume si trova l’unica parte della tenuta rimasta di proprietà dei discendenti di Nelson, il cimitero inglese. Il più famoso dei personaggi qui sepolti è l’autore scozzese William Sharp (1855-1905), che scriveva con lo pseudonimo di Fiona Macleod ed era un regolare visitatore della casa.

Castello Nelson - Il Giardino
Castello Nelson
Castello Nelson

I pistacchi di Bronte

Il suo vulcano ricco di minerali di Bronte produce quelli che sono considerati i migliori pistacchi d’Italia, che crescono nelle curatissime coltivazioni che si estendono intorno alla città. La Sicilia è infatti l’unico luogo in Italia in cui crescono gli alberi dei pistacchi, e nella sula Bronte si produce l’85% della quantità nazionale, ma il raccolto avviene solo all’inizio dell’autunno degli anni dispari. I pistacchi sono largamente utilizzati nella cucina siciliana, associati in modo delizioso con gamberetti o tonno fresco.

In città, come del resto in tutta la Sicilia, non mancano i luoghi dove assaggiare la particolare noce verde e viola; portatevi a casa un vasetto di pesto al pistacchio o una scatola di biscotti al pistacchio, oppure provateli in loco in uno dei caffè sul corso di Bronte, come Conti Gallenti, corso Umberto I, un posticino senza pretese che è cambiato poco dagli anni Settanta, famoso per gli arancini e per il gelato preparato con questo ingrediente.
L'albero del Pistacchio
Granita di Pistacchio
Guscio del Pistacchio
Cannoli ricotta & pistacchio

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