Il sud-est della Sicilia è una delle zone più interessanti della regione, e in Siracusa vanta una città la cui storia gloriosa fa passare in secondo piano tutte le altre città dell’isola. Un tempo Siracusa era la città più importante del mondo occidentale e, nonostante oggi sia solo un capoluogo di provincia, rimane comunque la destinazione più affascinante in questa parte dell’isola. Non solo perché è carica di storia, ma anche perché ha uno tra i centri storici più belli di tutta Italia - un fotogenico groviglio di viuzze medievali e palazzi barocchi, sulla minuscola isola di Ortigia. Che siate in automobile o che vi spostiate con i mezzi pubblici, questa è la base più ovvia da cui partire per visitare molti altri luoghi di interesse della regione; è anche un ottimo posto in cui tornare, con molti punti dove nuotare e bar e ristoranti all’avanguardia.
All’interno il sud-est della Sicilia è caratterizzato dai Monti Iblei, aspri e selvaggi, spaccati in due da spettacolari gole, o cave, ricche di tombe scavate nella roccia che testimonino l’occupazione dell’aerea sin dal XIII secolo a.C. La più famosa è la necropoli più vasta della Sicilia, Pantalica, a nord-ovest di Siracusa, mentre alla Cavagrande del Fiume Cassibile, vicino ad Avola, potete osservare le profondità remote del “Grand Canyon” dell’isola. I coloni greci fecero propri molti siti neolitici antichi, come Akrai, nelle vicinanze di Palazzolo Acreide. Lungo la costa sono disseminati numerosi altri siti archeologici più piccoli, molti dei quali trascurati, ma che rappresentano comunque le prime colonizzazioni dell’isola.
Anche se lo scenario naturale è spettacolare, è soprattutto l’architettura che definisce il sud-est. Numerosi terremoti hanno ripetutamente colpito la zona, il più distruttivo l’11 gennaio 1693, che devastò l’intera area. La catastrofe produsse però un effetto duraturo: al posto delle rovine, una nuova generazione di architetti costruì città progettate in un nobile e vivace stile barocco che persiste tutt’ora. Noto e Ragusa Ibla mantengono un paesaggio urbano tra i più spettacolari, mentre le vicine Modica e Scicli conservano raffinati centri storici barocchi. Le autorità locali si sono lentamente rese conto del potenziale turistico dei dintorni: nel sud-est ci sono più B&B che in ogni altra provincia della Sicilia, molti dei quali ospitati in dimore barocche restaurate, e di anno in anno aumenta il numero di escursioni e attività, dalle uscite in mountain bike alle camminate nelle gole.
La costa presenta aspetti diversi. A nord di Siracusa è pressoché in praticabile a causa dell’industria petrolchimica che deturpa il Golfo di Augusta. A sud le spiagge sabbiose hanno dato origine a piccole località di villeggiatura estiva con villette e appartamenti per una clientela locale. Nessuna ha un gran fascino architettonico; sono vuote per la maggior parte dell’anno e affollate a luglio e ad agosto, ma le spiagge sono piacevoli. Il tratto più interessante della linea costiera si trova a sud di Noto, da Avola alla punta all’estremo sud della Sicilia, Capo delle Correnti, nel cui tratto sono disseminate numerose spiagge immacolate, vecchi villaggi dediti alla pesca del tonno e centri agricoli, le cui attrattive indiscusse sono le lagune, i sentieri e i capanni di osservazione degli uccelli della Riserva Naturale di Vendicari. A ovest del Capo non mancano lunghe spiagge sabbiose, come Marina di Ragusa, ma la più bella è a Sampieri, una piccola località turistica che conserva ancora un centro di strade acciottolate, affiancate da case in pietra di pescatori.
Più di ogni altra città della Sicilia, SIRACUSA (da Syracusae) ha un passato importante, non solo per la storia dell’isola, ma per quella di tutto il Mediterraneo. Nell’antichità Siracusa impose il suo dominio sulle altre città della Sicilia per più di 500 anni, diventando nel periodo di massima fioritura, quando la sua popolazione era tre volte quella attuale, la maggior potenza europea. La posizione centrale lungo le principali rotte commerciali fece sì che, anche dopo il suo apogeo, il porto continuasse a esercitare la sua influenza e conservare prestigio. Tutto ciò si riflette in una strabiliante varietà di monumenti, che abbracciano le età ellenistica, protocristiana, medievale, rinascimentale e barocca; questi siti si ritrovano spesso uno accanto all’altro, talvolta nello stesso edificio. E’ una delle città siciliane più gradevoli, con un centro storico affascinante e superbe zone archeologiche (ora circondate dalla città nuova). Ortigia è il cuore e l’anima di Siracusa, un insieme prevalentemente medievale e barocco di case signorili e palazzi, circondati dal mare, ed è sede di gran parte dei migliori B&B, hotel, caffè e ristoranti. Per una breve fuga dalla città, gli autobus, in servizio tutto l’anno, vi portano all’area marina protetta Plemmirio, alle spiagge, e al ponte che attraversa il Fiume Ciane, dal quale potete far partire il vostro giro in barca.
Cenni storici
La città antica crebbe intorno a Ortigia, un isolotto facile da difendere, con sorgenti d’acqua, un porto naturale e accesso alle vaste rotte commerciali. Anche se i coloni corinzi, arrivarono qui nel 733 a.C., a quanto pare seguendo l’ordine dell’oracolo di Delfi, fu solo all’inizio del V secolo a.C. che la posizione politica della città fu rafforzata dall’alleanza con i greci di Akragas (Agrigento) e Gela. Con il trasferimento del tiranno di Gela, Gelone, a Siracusa e la vittoria schiacciante degli eserciti alleati sui cartaginesi a Himera nel 480 a. C., furono poste le basi per la lunga supremazia della città. I monumenti più grandiosi sopravvissuti appartengono a quel periodo, e spesso furono costruiti dagli schiavi catturati nelle numerose battaglie vinte dai bellicosi tiranni di Siracusa.
Tempio di Apollo
Siracusa annuncia subito la sua lunga storia non appena si attraversa lo stretto braccio di mare che separa l’isola dalla terraferma. Si pensa che il Tempio di Apollo sia stato il primo dei grandi templi dorici costruiti in Sicilia e, sebbene si siano conservate solo un paio di colonne e parte del muro meridionale della città, è una rovina solenne. Un modello in scala esposto nel Museo Archeologico di Siracusa mostra com’era il tempio originale: la finestra ad arco nel muro risale a una chiesa normanna che incorporava parte del tempio nella propria struttura. Per farvi comprendere com’era, immaginate l’ingresso con una doppia fila di sei colonne, sormontate da un frontone all’estremità est, e 17 colonne su ogni lato. Durante una visita nel XVIII secolo, lo scrittore francese Vivant Denon riferì di aver trovato una delle colonne inglobata nel muro di una camera da letto di una casa nell’adiacente via Resalibera, parte della quale era stata demolita dal proprietario per far più spazio.
Mercato di Ortigia
Il mercato
settentrionale di Ortigia è allestito lungo via de Benedictis, a nord del
Tempio di Apollo verso il mare. Una delle migliori bancarelle è gestita da
Claudio Romano, che vende erbe selvatiche, raccolte vicino a Pantalica, e
ricotta fresca. A una delle estremità si trova un gruppo di bancarelle non
autorizzate in cui le persone del posto vendono pesce, ricci di mare e verdure selvatiche di
stagione. La domenica si svolge un mercato del contadino nel cortile
rinascimentale dell’Antico Mercato del XIX secolo che arriva fino a via de
Benedictis, ma ha l’ingresso dalla parallela via Trento.
Piazza Archimede
Caratterizzato
da palazzi di epoca fascista che ospitano negozi di abiti e scarpe, corso
Matteotti conduce da largo XXV Luglio a piazza Archimede, al cui centro
si trova una fontana del XX secolo che raffigura la ninfa Aretusa (il
simbolo di Ortigia) nel momento della sua trasformazione in fonte. La piazza è
circondata da palazzi medievali restaurati, mentre svoltando per la stretta via
Montalto potrete ammirare la facciata del Palazzo Montalto, che è
abbellita da bifore e trifore perfette e da una stella di Davide intagliata
nella pietra. E’ uno dei pochi edifici in questo stile sopravvissuto al
terremoto del 1693, con un’iscrizione che riporta l’anno di costruzione, il
1397.
Museo Arkimedeison
Nei
due piani del Palazzo Pupillo si trova il museo tecnologico Arkimedeion,
dedicato al figlio più famoso di Siracusa, Archimede. Ospita le riproduzioni,
molte delle quali interattive, delle sue invenzioni, tra le quali un microfono
parabolico nel cortile. Potete anche cimentarvi nel puzzle Strumachion
simile a un tangram, con 536 soluzioni.
Piazza del Duomo
L’architettura
più imponente di Ortigia appartiene al periodo barocco, e in nessun altro luogo
raggiunge gli splendidi esiti della piazza più bella della Sicilia, piazza
del Duomo. E’ stata egregiamente restaurata e resa pedonale, per far sì che
gli edifici del XVII e XVIII secolo si potessero ammirare al meglio dai caffè
presenti, in particolare il Municipio, il Duomo, il Palazzo Borgi del
Casale (ora di proprietà di Dolce&Gabbana) e il Palazzo Beneventano.
Il Duomo
Quella che fu l’età d’oro del Duomo di Siracusa s’intuisce girando lungo il fianco in via Minerva, dove le robuste colonne doriche (parte di un tempio greco antecedente) formano la struttura. Il sito era già consacrato quando i greci iniziarono a costruire il tempio ionico di Atena nel 530 a.C., anche se l’opera venne abbandonata per innalzare un nuovo tempio in segno di ringraziamento per la vittoria sui cartaginesi a Himera. La sontuosa decorazione che adornava l’edificio divenne famosa in tutto il mondo antico: è pervenuta una descrizione particolareggiata grazie a Cicerone, che visitò Siracusa nel I secolo a.C. e stilò un elenco di quando aveva contenuto il tempio come parte dell’accusa verso l’avido pretore romano Verre, che aveva saccheggiato e aggiunto il bottino a quanto rastrellato in molti altri templi della Sicilia. Le porte erano d’avorio e oro e le pareti erano dipinte con scene militari e ritratti di vari tiranni di Siracusa, che si ritengono essere uno dei primissimi esempi di ritrattistica in Europa. Sul tetto del tempio si ergeva una grande statua della dea guerriera Atena con uno scudo d’oro che, riflettendo i raggi del sole, fungeva da faro per i naviganti.
Anche se tutte queste ricche decorazioni sono scomparse, il corpo principale del tempio è stato preservato da ulteriori saccheggi grazie alla trasformazione in chiesa cristiana, che fu elevata al rango di cattedrale nel 640 d.C. un altro colpo durissimo fu inflitto dal terremoto del 1693, che causò il crollo della facciata normanna, sostituita dall’attuale, imponente prospetto barocco, con statue del Marabitti.
La facciata contrasta fortemente con l’interno più sobrio, nel quale la struttura del templio antico è ancora prevalente. Le navate sono formate dalle maestose colonne doriche, mentre i muri della cella sono stati tagliati per creare l’attuale navata ad arco. Lungo la navata nord, le colonne deformate danno un’idea di come l’intera struttura sia stata sul punto di crollare durante il terremoto del XVII secolo. La navata sud del Duomo mostra un’esuberanza tipicamente barocca nella serie di cappelle riccamente adornate, anche se la prima, che in realtà è il battistero, risale a un periodo precedente. Decorata da vivaci mosaici arabeggianti del XII secolo, contiene un fonte battesimale normanno ricavato da un blocco di pietra che reca ancora un’iscrizione greca, sorretto da sette leoni in bronzo.
Un giro nel sottosuolo
Un
ingresso su piazza del Duomo al Palazzo Arcivescovile, accanto alla cattedrale,
conduce all’Ipogeo di piazza Duomo. Questa serie di tunnel sotterranei e
cisterne d’acqua, che risale a secoli fa, è stata utilizzata dai siracusani
come rifugio anti aereo durante il pesante bombardamento alleato del 1943. Una
piccola mostra spiega l’esperienza di vita quotidiana degli abitanti. Potete
seguire uno dei tunnel fin sotto la piazza, per emergere vicino al molo del
Foro Vittorio Emanuele II, vicino alla Fonte Aretusa. C’è poco personale, ciò
significa che non sono sempre aperti, ma quando lo sono, l’ingresso costa €5 e
l’esperienza li vale tutti.
Santa Lucia alla Badia
Con le sue colonne tortili, l’intricata balconata in ferro battuto e la pietra finemente lavorata come l’argento, la facciata di Santa Lucia alla Badia è una delle più belle di Ortigia. La chiesa originale, fatta costruire dalla regina Isabella di Castiglia nel punto in ci si pensava che Santa Lucia fosse stata martirizzata, è andata completamente distrutta durante il terremoto del 1693. Dedicata alla santa patrona di Siracusa, era il centro delle celebrazioni del miracolo di Santa Lucia nel mese di maggio. La madre superiora ben comprese l’importanza del luogo per gli abitanti di Siracusa e subito dopo il terremoto fece richiesta che una capanna venisse eretta tra le macerie, come chiesa temporanea.
La chiesa le venne negata solo per poter iniziare direttamente i lavori della nuova chiesa. L’edificio doveva essere completato entro due anni, un altro segno dell’importanza di questa chiesa per Siracusa, anche se alla fine venne completata solo nel 1703.
Le monache, che appartenevano a un ordine cistercense di clausura, tornarono, e ci sono ancora toccanti indizi di come vi si svolgesse la loro vita, per esempio nel parlatorio ovale, con grate fissate al muro per far sì che le suore potessero comunicare con le loro figlie senza essere viste.
Santa Lucia alla Badia è la sede attuale di uno dei capolavori più preziosi di Siracusa, La Sepoltura di Santa Lucia di Caravaggio. In fuga dalla prigione di Malta, Caravaggio arrivò in città nell’ottobre del 1608 e ricevette l’immediato incarico di dipingere un quadro di Santa Lucia per la festa del 13 dicembre. Alcuni studiosi pensano che il fatto che i due terzi della parte alta della tela raffigurino un muro spoglio possa avere più a che fare con la mancanza di tempo che con l’estetica, perché mentre Caravaggio la stava dipingendo temeva per la propria vita, braccato, si pensa, dai Cavalieri di Malta. La tela non era stata progettata per questa chiesa, ma per quella di Santa Lucia al Sepolcro, nella Borgata, luogo del martirio della santa e della sua tomba (anche se non del suo corpo, che si trova a Venezia dal tempo delle Crociate). Inondati da raggi di luce, sovrastanti da muri gessosi, spogli e anneriti, due poderosi becchini si preparano a calare la salma della santa nella tomba, osservati da un vescovo e dalle persone in lutto. Si ritiene che il becchino con la barba a sinistra ritragga Alof de Wignacourt, Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, e che il fatto di averlo dipinto in questo ruolo fosse il modo scelto da Caravaggio per vendicarsi dell’uomo che lo aveva imprigionato. Paranoico e oppresso, Caravaggio dormiva completamente vestito e armato durante la lavorazione e se ne andò da Siracusa appena terminata l’opera, senza nemmeno attendere che il dipinto venisse svelato il giorno della festa di Santa Lucia.
Il miracolo di Santa Lucia
A metà
del XVII secolo la Sicilia era afflitta dalla carestia. Sotto il dominio
spagnolo l’isola era in una situazione difficile: le aeree rurali erano
trascurate dall’aristocrazia e depredate dai responsabili agricoli noti come gabellotti
e i centri urbani erano spaccati in due dalla povertà. A Palermo queste
condizioni sfociarono in una rivolta; a Siracusa, nel mese di maggio 1646, gli
abitanti si raccolsero invece nella cattedrale per pregare Santa Lucia.
Durante la preghiera, una colomba volò nel Duomo, seguita subito dopo dalla
notizia che una nave carica di grano era giunta in porto. Secondo la
tradizione, gli abitanti erano così affamati che non ci fu tempo di macinare il
grano e mangiarono i chicchi bolliti in una sorta di minestra di cereali, nota
come cuccìa. Con il tempo la cuccìa ha subito modifiche: i chicchi di
grano vengono serviti con ricotta dolce, frutta candita e cioccolato. Santa
Lucia si festeggia ancora con processioni e fuochi d’artificio il 13 dicembre e
a maggio, quando in piazza del Duomo vengono liberate le quaglie a ricordo del
miracolo della colomba portatrice di buone notizie.
Fonte di Aretusa
Andando
dal Duomo verso il lungomare si arriva alla sorgente nota come Fonte Aretusa,
il luogo più fotografato di Ortigia. Con i suoi papiri, i pesci e le papere, è
una tappa obbligatoria della passeggiata serale. E’ circondata da caffè, mentre
la terrazza sopraelevata offre un’ampia veduta della baia. La sorgente
era menzionata nelle indicazioni dell’oracolo di Delfi che condussero i primi
coloni greci di Siracusa, e i molti miti ai quali è associata sottolineare i
forti vincoli affettivi che continuarono a legare i coloni alla madrepatria.
Questo era il punto in cui la ninfa Aretusa riemerse dal mare dopo aver nuotato
fin dal Peloponneso, in seguito alla trasformazione in sorgente da parte della
dea Artemide per sfuggire alle attenzioni del rapace dio-fiume Alfeo; ma tutto
fu inutile, perché l’ostinato Alfeo la raggiunse e si unì a lei mescolando le
sue acque a quelle della ninfa. Altre leggende narrano che l’acqua della
sorgente diventa rossa durante il periodo dei sacrifici annuali presso il
santuario di Olimpia e che una coppa lanciata nel fiume al santuario sarebbe
riemersa a Ortigia.
Porta Marina
La
passeggiata procede in due direzioni dalla Fonte Aretusa, a sud verso il
castello e a nord lungo l’alberato Foro Vittorio Emanuele II (anche noto come Foro
Italico) fino a Porta Marina, un portale del XV secolo sormontato
da un’edicola araldica spagnoleggiante. Il vasto e tranquillo bacino di Porto
Grande si apre verso il mare, ed è costellato di pescherecci, navi di
linea, petroliere e qualche yacht di lusso.
La chiesa di San Martino
La
chiesa di San Martino è tra le più antiche di Siracusa. In origine era
una basilica del VI secolo e impreziosita con un bel rosone e un portale
gotico. Non apre spesso, ma l’interno in penombra è un vero splendore,
con semplici colonne di pietra che conducono a una minuscola mezza abside a
mosaici con un trittico del XV secolo a destra del coro.
Castello Maniace
Il
lembo meridionale di Ortigia è occupato dalle piazze d’armi e dagli edifici del
massiccio Castello Maniace, un baluardo difensivo eretto intorno al 1239
da Federico II, ma che prende il nome da Giorgio Maniace, l’ammiraglio
bizantino che riconquistò per breve tempo Siracusa strappandola agli arabi nel
1038. Ora che non svolgono più una funzione militare, gli edifici della caserma
sono utilizzati dal Dipartimento di Archeologia dell’università, mentre ai
visitatori è consentito entrare dall’imponente portale d’ingresso e girovagare
per le sale, le camere e i bastioni difensivi. I lavori di restauro e di
sostegno proseguono negli interni del castello. In una delle stanze è esposta
una copia delle famose statue di bronzo L’Ariete: un tempo una coppia di
arieti montava la guardia alle porte del castello. L’originale si trova nel
museo archeologico di Palermo.
Museo del Papiro
Camminando
sul bel lungomare, arriverete all’ex Convento Di Sant’Agostino, visibilmente
restaurato, le cui stanze silenziose oggi ospitano un’affasciante collezione di
papiri antichi r moderni. Ci sono frammenti di papiri provenienti da Pompei,
carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio, barche in papiro da Etiopia e Ciad e
persino dei sandali realizzati con questo materiale. Fin da quando la pianta
venne introdotta a Siracusa, durante il regno di Gerone II la sua lavorazione è
fiorente. I negozi di articoli da regalo di Ortigia sono stracolmi di oggetti
in papiro.
I
quartieri di Siracusa sulla terraferma
Lo
sviluppo moderno dei quartieri rende difficile immaginare la città antica su
cui Plutarco versò lacrime amare quando seppe che era caduta in mani romane.
Molti dei nuovi edifici risalgono alla fine della Seconda guerra mondiale,
quando Siracusa fu bombardata ben due volte: una dagli Alleati e, poi, dopo la
sua conquista, dalla Luftwaffe nel 1943. Sopravvivono comunque alcuni
straordinari resti, in particolare il Teatro Greco nel parco
dell’ineguagliabile Museo Archeologico. Ci sono anche catacombe
sotterranee. Vi potete spostare verso questi luoghi in autobus, da Riva della
Posta a Ortigia o a piedi, raggiungerete il museo, le catacombe o il parco
archeologico in meno di mezz’ora.
Museo archeologico di Paolo Orsi
Se
avete un qualche interesse per le scoperte archeologiche fatte in questa
straordinaria città, allora tutte le strade portano al Museo Archeologico
Paolo Orsi di Siracusa. Fu progettato per ospitare la più vasta collezione di
antichità della Sicilia e vale certamente la visita, ma con qualche
avvertimento. Orientarsi può essere molto caotico, con indicazioni inesistenti
o dettagli tediosi e accademici e, peggio ancora, talvolta varie sezioni sono
chiuse a causa di contini restauri per cercare di ovviare ai difetti
organizzativi.
Catacombe della Basilica di San Giovanni
Vicino
al Museo Archeologico, sotto la Basilica di San Giovanni in rovina,
collocata in via San Sebastiano, si trova la serie di catacombe più vasta della
città la cui presenza si spiega a causa delle proibizioni romana alla sepoltura
dei cristiani all’interno dei confini della città. Preceduta da tre arcate,
gran parte della chiesa è andata distrutta durante il terremoto del 1693 e la
navata è ora a cielo aperto, ma è ancora possibile ammirare l’abside del VII
secolo e un rosone medievale. San Giovanni era un tempo la cattedrale della città, ed è stata
costruita sopra la cripta di San Marciano, primo vescovo di Siracusa, che venne
martirizzato nel 254. Le visite guidate vi conducono nella cripta per
vedere la tomba di Marciano, i resti di alcuni affreschi bizantini e un altare
che segna il punto in cui si pensa che San Paolo abbia pregato quando si fermò
a Siracusa mentre veniva condotto prigioniero a Roma. Si viene poi accompagnati
alle catacombe, un labirinto di corridoi con nicchie scavate nella
roccia che spesso seguivano il corso di acquedotti sotterranei, in disuso sin
da epoca greca. Numerosi corridoi laterali si diramano dalla galleria
principale, spesso culminano in rotonde, ossia caverne circolari usate
per la preghiera; altri corridoi sono minacciosamente scuri e chiusi al
pubblico. Intere famiglie sono state sepolte nelle migliaia di loculi ricavati
nei pavimenti e nei muri, ansiose di riposare vicino alla tomba di San
Marciano. Gran parte dei tesori sepolti con i defunti è stata depredata, ma ai
ladri ne è sfuggito uno: un sarcofago decorato di epoca romana, estratto da
sotto il pavimento nel 1872 e ora esposto nel Museo Archeologico.
Parco
Archeologico di Neapolis
Il Parco
Archeologico di Siracusa racchiude il quartiere di Neapolis che, in epoca
classica, conteneva la maggior parte delle strutture sociali e religiose della
città vecchia -teatri, altari e santuari - e quindi non fu mai abitato, anche se
oggi rischia di scomparire sotto il peso dei visitatori.
Anfiteatro
Romano
Dopo
esser entrati al Parco Archeologico, un sentiero a sinistra vi porta all’Anfiteatro
Romano, una grande arena ellittica costruita nel III secolo d.C. per
soddisfare la brama crescente di giochi circensi. La cisterna
rettangolare al centro dell’arena è troppo piccola per esser stata utilizzata
per i giochi d’acqua, e molto probabilmente serviva per raccogliere il sangue
versato durante i combattimenti, non prima però che gli spettatori ne avessero
avuto al loro parte: a quanto sembra, infatti, alla fine dello spettacolo gli
infermi, i malati e gli invalidi cercavano di bere il sangue caldo dei cadaveri
e di estrarre il fegato dagli animali, credendo che ciò avrebbe accelerato la
loro guarigione.
Ara di
Gerone II
Sul
percorso principale per il Parco Archeologico, vicino al bivio per l’Anfiteatro
Romano, trovate la base in rovina dell’Ara di Gerone II, un
gigantesco altare lungo 200 metri eretto da Gerone II nella seconda metà del
III secolo a.C. per commemorare la vittoria di Timoleonte, che salvò la città
dalla tirannia e dal declino. L’ara era la struttura più grande del suo genere
in tutta la Magna Grecia. Era anche il luogo in cui avvenivano imponenti
sacrifici: Diodoro racconta che ben 450 tori venivano condotti sull’altare per
essere sacrificati in occasione della festa annuale.
Teatro
Greco
Potrebbero
chiedervi di mostrare di nuovo il biglietto ai piedi della scala che porta al Teatro
Greco, il monumento più spettacolare di Siracusa. Uno dei teatri greci più
grandi e meglio conservati al mondo, sede di rappresentazioni fin dal V secolo
a.C., anche se ha subito frequenti modifiche in periodi diversi. Gerone II lo
ampliò per accogliere 15.000persone nei nove settori di 59 ordini di gradini.
Le iscrizioni intorno alla parte superiore del corrido centrale sul alto
ovest del teatro, sbiadite, ma ancora visibili, risalgono al III secolo a.C., e
riportano i nomi del sovrano e della sua famiglia, con Giove Olimpio al centro.
Molte modifiche apportate dai romani furono eseguite per adattare l’arena ai
combattimenti dei gladiatori. Aggiunsero anche sedili in marmo per gli
spettatori privilegiati, mentre la diciassettesima fila venne rimossa, forse
per separare le classi sociali. La grande terrazza sopra il teatro contiene la grotta
del Ninfeo, una grande caverna artificiale alimentata dall’acqua di un antico
acquedotto, nella quale sono state rinvenute alcune statue. A sinistra corre via
dei Sepolcri, invasa da erbacce e profondamente solcata dai segni dei carri
che la percorrevano, fiancheggiata da altre nicchie votive.
Latomia
del Paradiso
Dalla
biglietteria ai piedi della scala per il Teatro Greco, un sentiero scende alla
più grande fra le latomie di Siracusa, antiche cave da cui si estraevano
i blocchi di pietra per la costruzione dei numerosi monumenti della città.
Aranci, oleandri e alloro, rendono la cosiddetta Latomia del Paradiso
più simile a un giardino che a una cava; un flusso costante di visitatori vi
scende soprattutto per vedere la celebre grotta nota come Orecchio di
Dionisio, lunga 60 metri e alta 20. Una seconda grotta, la Grotta dei
Cordari, veniva utilizzata dagli antichi fabbricanti di corde della città,
che ritenevano che l’umidità dell’aria della grotta dell’aria della grotta
impedisse la rottura dei canapi sotto tensione.
L’orecchio
di Dionisio
L’orecchio
di Dionisio deve
il nome al pittore Caravaggio, che vi venne accompagnato durante la
visita a Siracusa nell’ottobre del 1608. La grotta che, si suppone venisse
utilizzato come prigione del tiranno greco Dionisio, ha un’acustica naturale
che amplifica ogni suono. Da un’apertura in cima alla volta della grotta, le
sentinelle potevano origliare le conversazioni dei prigionieri, centinaia di
metri sotto. Essendo appena evaso e scappato da Siracusa, Caravaggio rimase
profondamente turbato da questa singolarità. Notò che la grotta ampliava il
suono come accade per l’orecchio umano, cosa che portò il biografo Andrew
Graham Dixon a supporre che Caravaggio vedesse la “grotta parlante” come
l’immagine del suo mondo costellato di delatori, dove ogni movimento era
controllato dalle spie e ogni osservazione intercettata dagli informatori.
IL FIUME CIANE
A sud-ovest di Siracusa, la sorgente del fiume Ciane forma una piscina naturale creata, secondo la leggenda, dalle lacrime della ninfa Ciane quando la sua padrona Persefone fu costretta a seguire Ade negli Inferi. Lo specchio d’acqua e le sponde del fiume sono coperte da una folta vegetazione di papiri, forse dono di Tolomeo Filadelfo d’Egitto a Gerone II, facendo di questo l’unico posto, a parte il Nord Africa, in cui il papiro cresce spontaneo. Un servizio di imbarcazioni opera tra l’inizio di marzo e novembre dal ponte sul Ciane, a cinque chilometri in auto da Siracusa sulla SS115; potete anche prendere l’autobus da via Rubino. Oltre al fiume, vedrete anche le suggestive rovine del tempio dorico Olympieion, o Tempio di Giove Olimpio, eretto nella prima metà del VI secolo a.C. In epoca classica la collinetta sulla quale si trova era un punto strategico e fu occupata dai nemici di Siracusa quando la città era sotto attacco. L’aria pestilenziale della palude Lymelia sostante salvò più volte la situazione infettando con la malaria gli eserciti dei nemici.
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